La cosiddetta “pausa caffè” è un momento che riguarda gran parte dei lavoratori. Si tratta di una situazione di relax, di un’occasione per scambiare quattro chiacchiere e socializzare con i colleghi di lavoro. Pochi sanno però effettivamente come funziona la pausa caffè e come viene regolamentata a livello normativo.
La durata della pausa caffè è uno degli argomenti più dibattuti e su questo non esiste una regola precisa, perché ci si dovrebbe affidare al buon senso. La legge prevede il licenziamento a causa della pausa caffè se non si rispettano alcune regole. Come lavoratore hai diritto a staccare circa 10 minuti dalla tua attività, soprattutto se la tua giornata lavorativa è di almeno 6 ore. Si tratta comunque di una regola generale perché alcune attività hanno delle eccezioni.
Se la tua mansione prevede orario spezzato, la pausa caffè di 10 minuti potrebbe coincidere con quella del pranzo, ma in questo caso la decisione spetta al datore di lavoro. La pausa caffè non è monetizzata, quindi non può essere non fatta per ricevere un’indennità ulteriore da sommare alla normale retribuzione.
Se lavori come video-terminalista, ossia presti servizio per almeno 20 ore a settimana di fronte ad un monitor o uno schermo hai diritto a delle eccezioni rispetto alla pausa di 10 minuti. Se rientri in questa categoria hai diritto ad una pausa di un quarto d’ora ogni 2 ore. Ovviamente la pausa non prevede necessariamente un caffè ogni due ore, ma può essere usata anche per fare altro. Un’altra regola riguardante la pausa è che questa non può mai coincidere con l’inizio o la fine del turno.
I lavoratori minorenni devono avere un’ora di pausa ogni 4 ore e mezzo di lavoro. L’interruzione può essere ridotta a mezz’ora secondo norme contrattuali oppure se non vengono svolte attività considerate insalubri o pericolose.
Se sei un autotrasportatore le pause sono fondamentali per riposare, recuperando così l’energia e la concentrazione necessarie per tornare alla guida. Gli autotrasportatori devono fermarsi mezz’ora ogni 2-3 ore (se impiegati da 6 a 9 ore giornaliere) o 45 minuti se l’impiego supera le 9 ore.
Violare le normative sulla pausa caffè può causare il licenziamento. Il datore di lavoro può mandare via il dipendente se sosta più tempo del necessario al bar o alle macchinette e distributori automatici di caffè oppure se quotidianamente egli si presenta a lavoro e va subito a prendere il caffè coi colleghi intrattenendosi a lungo con loro. Anche pause troppo frequenti o se dopo la pausa pranzo si perde ancora molto tempo con la “scusa” del caffè. Ovviamente il licenziamento avviene quando tali comportamenti vengono ripetuti per lungo tempo.
Controllare i lavoratori in azienda è facile, mentre con chi lavora fuori sede diventa più complicato. Tuttavia, il datore di lavoro può controllare anche attivando dei sistemi GPS i comportamenti dei lavoratori che svolgono la propria attività in esterna. Questa pratica viene chiamata “controllo difensivo” e serve per verificare mancanze e comportamenti contrari che potrebbero rovinare l’immagine aziendale.
Il dipendente non può decidere autonomamente quando e quanto far durare la propria pausa caffè. Essa resta comunque un diritto del lavoratore, da avere necessariamente soprattutto per alcune mansioni specifiche. Il datore di lavoro, tuttavia, può licenziare tutti coloro che effettuano pause caffè anomale perché, oltre ad intaccare la produttività aziendale, possono ridurre la fiducia tra dipendente e datore di lavoro.